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252 | l'agnello |
per la lotteria, udì pervenire dal cesto la voce di duolo, egli tese il capo.
Oh come soavi quei due occhi cilestri che sembravano cercare due occhi fraterni!
Infatti: una fanciulla si avvicinò. Oh come sembrò palpitante il petto chiuso nella veste bianca allorchè la signorina ebbe scorta la bestiola che soffriva! Non era un inganno di civetteria; non un pretesto a farsi notare; spontaneamente, inconsciamente quasi, ella alzava una mano quasi a indicare ed accusare la tortura delle quattro zampe strette nel vincolo di seta, mentre al doloroso bèee rispondeva, vòlta alla madre: — Poverino!
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E poverino anche lui, il professor Biscaglia; il quale era un uomo molto triste; sempre triste; prima di tutto perchè essendosi arrotondata ogni anno più la sua pancia, l’annoso abito delle occasioni solenni era andato restringendosi così che il gilet gli comprimeva lo stomaco e i calzoni stentavano ad acquistare in larghezza quel dito di misura che perdevano in lunghezza; e i piedi, non coperti sino al collo e al calcagno, apparivano più grandi di quanto erano. Erano così grandi!
Ma, oltre questi particolari disturbi, rattristava Riccardo Biscaglia il dolore universale, e l’aveva recato seco pur alla festa di beneficenza.