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246 | l'entusiasta punito |
smo, perchè la sua fortuna ogni giorno gli recava innanzi creature in tutto o in parte più mirabili. Gli amici se ne affliggevano, invidiosi. — Excelsior! — dicevano ironicamente. — Ma trovata che abbia l’eccelsa, la perfetta, lo vedremo precipitare! —
Nossignori. Carlo Dònnola vide l’eccelsa: Teresa Gurli; la sposò e continuò a salire. Infatti la conoscenza della perfezione non si acquista che a gradi; esercizio e pratica bisognano alle indagini e alla percezione del bello. D’altra parte, il bello e il bene, secondo i filosofi, sono una cosa stessa, e chi ama l’uno ama l’altro; quindi nelle donne ammirate, desiderate e amate Carlo non aveva mai conosciuto se non i saggi che delle loro grazie la legge morale (cioè il bene entro certi limiti) concede alle donne di porgere al mondo, a tutti: il resto è o dovrebbe essere per il solo eletto, per il marito. E divenuto per la prima volta marito, Carlo ebbe imprevedute rivelazioni, innumerevoli meraviglie, estetiche scoperte, portentose gioie, straordinarie squisite stupende supreme sublimi esclamazioni.
Io strinsi amicizia con lui appunto in quei giorni che il matrimonio lo traeva all’estasi. Oramai, come insufficienti, dimenticava gli aggettivi dall’iniziale sibilante; e non ripeteva più, come esigua, l’esclamazione «divina» riserbata fino allora per lode sintetica a qualche esemplare del «femminino eterno»; bensì elevava al cielo, senza dir nulla, gli occhi sprizzanti una letizia