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l'entusiasta punito 245

teneva, per zufolarle dopo, quelle poche note che erano state come una fugace spera di sole tra una nebbia folta o in una roboante tempesta.

Beato lui! Nei versi e nelle prose di qualche magnifico scrittore moderno molti si smarrivano a cercare pensiero e sentimento; ma egli, pronto, afferrava aggettivi e li ripeteva all’altrui meraviglia.

— Sì; bell’aggettivo — confessavano. — E l’idea?

E lui:

— Il verso è per l’aggettivo, e non per l’idea. Simbolismo!

Carlo Dònnola era dunque un uomo d’ingegno, sebbene in fama di stupido. L’uomo d’ingegno, veramente, è infelice, perchè non meno ammira il bello di quel che s’offenda del brutto; invece Carlo viveva felice pascendosi soltanto di bellezza. Quando però venne il dì che lo vidi soffrire, allora io non dubitai più oltre che la sua fama di stupido era ingiusta.

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Si erra pure a dir volubile quell’ammiratore della bellezza femminile che vedendo oggi una più bella donna, non dispregia per essa la donna lodata o amata ieri. Carlo non procedeva nemmeno a confronti: progrediva nell’entusia-