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come finì la modestia | 241 |
nate; sicchè i pittori riconoscono anch’essi da me la loro insolita fortuna.
Modestia: — Gli scultori, dunque...?
Réclame: — Gli scultori ti odiano. È per colpa tua che essi han da fare pochi monumenti!
Modestia: — I musici.... Andrò da un musico....
Réclame: — Perchè egli dedichi a te, invece che a sè stesso, le sue opere? Spera, spera! Per amor mio, fino i sacerdoti di quel Dio che insegnò: «Chi si umilia sarà esaltato», oggi hanno un conforto alle passioni antiche della politica e della corruttela: nei loro giornali possono leggere fra i telegrammi della cronaca artistica «....Al duetto di Gesù con la Maddalena, tutto il tempio scoppiò in frenetici applausi....»
Modestia: — È finita!... Dove andrò, o Signore?...
Réclame: — Quo vadis?... Ahi!... Non ti resta che venire al mio servizio. Metterò qualche volta i tuoi abiti a mia cugina l’Ipocrisia, e metterò a te gli abiti e la maschera di lei....
Modestia: — Piuttosto morire!
Réclame: — Via! via! Aspetta almeno a quando avrai marito, per fare come Lucrezia romana, che dopo l’ultimo piacere si tramandò, o per te, o per l’Onore o per me o per tutti noi insieme, all’immortalità.
Modestia: — No! subito, o morire o fuggire dal consorzio civile! Andrò al polo nord!...
Réclame: — Come il dottor Cok! E tu cammini