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Il polso.
Nel settecento:
per i mariti d’oggidì.
Difficile dire se il conte La Fratta amasse più sè stesso o la marchesa Arnisio; ma poichè per acquistarsi dal mondo e dalla marchesa la lode di cavaliere perfetto e per secondare gli stimoli del cuore insisteva da un anno a servire con cura paziente e con indulgente costanza una dama così mutabile di pensiero e di animo, egli certo amava troppo sè stesso e oltre il necessario a un cavalier servente egli amava l’Arnisio.
A dire il vero, e a sua scusa, ella esercitava tuttavia su di lui l’attraenza dell’ignoto e del nuovo; la virtù quasi d’un fascino arcano; quantunque, a dire il vero, egli in un anno n’avesse conosciute molte singolarità e usanze e malizie. Già sapeva La Fratta quando fosse bene contrapporsi e quando fosse meglio accondiscendere a quello che alla dama piacesse affermare; già