Questa pagina è stata trascritta, formattata e riletta. |
212 | una “scampanata„ |
Ma la Faziòla e Fulgenzio ridevano.
— Sono qui! — disse la donna. — Vado a smorzare il lume.
A posta, per far credere che erano a letto e per accrescersi il piacere dell’improvvisata, l’avevano acceso nella camera nuziale.
Quindi, al mancar di quella luce, le oscene grida e le risa superarono tutti i suoni.
— Adesso accendiamo il lanternino.
Così fecero, nascosti sotto la scala; e attesero.
— Bisogna lasciarli un po’ sfogare — ammoniva Fulgenzio.
— Sentite la voce di Mauro?
— E quel della tromba chi sarà?
— È Martino dell’Argine.
— Che matti!
— Vogliamo ridere!
Ma in quel punto il cacciatore sparò due colpi.
— Anche delle schioppettate!
E la moglie:
— Non ci faran del male, eh? Quando si è matti!...
— Lasciatemi andare innanzi.
Innanzi lui, con la carriola su cui il bigoncio; dietro, andò la donna col bicchiere e il lanternino.
A quell’apparizione improvvisa, chi tacque un istante, chi sonò o soffiò con più lena; e in massa tutti s’appressarono alla porta.