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una “scampanata„ 211


— Sono vecchia, Fulgenzio!

Nè lui insistette; ebbe anche lui la coscienza della sua propria insania; e ripresero il conto.

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....La turba frenetica avanzava avanzava. Era una gara a chi strepitasse più forte: un fracasso di secchi battuti a furia; di cassette di latta bastonate senza tregua; di coperchi picchiati l’un contro l’altro come piatti striduli; di campanacci — quelli che s’appendono al collo de’ buoi per la fiera — scossi da instancabili mani; e corna di bue roboanti, e voci umane fatte bestiali: grugniti, gallicinî, ragli, fischi. Un ex soldato, trombettiere, si sfiatava nel suo strumento; un cacciatore, con meno fatica, sparava a quando a quando colpi di schioppo all’aria, e due cani abbaiando e latrando s’introdussero nella compagnia.

La dimostrazione veniva solenne, memorabile. All’infernale sollazzo dava motivo e impeto l’oscura coscienza rusticana, avversa a che la vecchiaia presuma cosa da giovani, e offesa da una vedovanza interrotta. Nessuno di coloro pensava certo che invece di schernire un connubio ridevole e sozzo, scherniva l’alleanza di due povere anime e di due timorosi egoisti condotti dalla fortuna a reciproco soccorso.