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206 una “scampanata„

che a rifiutarla le sarebbe parso d’offendere la Provvidenza. Pure un ritegno le restava. Perchè? si sentiva il coraggio di sfidare la gente, o no....

Finalmente venne la domenica a chiuder la settimana dell’attesa e dell’incertezza.

— Come la mettiamo? — chiese, al ritorno dai vesperi, Fulgenzio. E sorrideva in quel suo modo faticoso.

— Ho paura del mondo.

— Io no; non ci bado io!

— Ci faranno la «scampanata».

— E che la facciano!

Egli cercò inanimirla; e tanto disse, che lei accondiscese. Pur mentre incoraggiava, quella giusta apprensione degli scherni che turberebbero forse per anni la loro pace; quel timore dell’avversione o della condanna pubblica, toglieva ardimento a lui stesso e l’induceva, il dì dopo, a interrogare l’arciprete. — A costo di spender qualche cosa, non si potevano evitare le pubblicazioni matrimoniali? —

— Impossibile!

L’arciprete però fece coraggio a Fulgenzio: — Non badassero a rispetti umani! —

— Un po’ di meraviglia in principio, eppoi smetteranno.

— È quel che dico anch’io.

Altro che meraviglia! Fu stupore, fu ilarità mal repressa per tutta la chiesa quando l’arciprete disse dall’altare: