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il suicidio del maestro bonarca |
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stolse subito gli occhi per non commuoversi;
quindi scese lungo la riva in cerca d’un nascondiglio.
Ricordava che alla distanza di forse un
chilometro, fra le canne e i giunchi, era la casupola
d’un piccolo mulino abbandonato; oltre
il quale il canale tornava fosso e, per esser diruto
l’argine a sinistra, impaludava il piano. Si
avviò per il sentiero all’abitacolo; v’entrò da
una porticella, e al lume d’un fiammifero vide
ove mettersi: su poco strame, dietro un pezzo
di macina; nè egli chiedeva più tenero letto a
riposare dalla dura battaglia. Ivi attenderebbe
il giorno: per i giornali manderebbe il primo
ragazzo o galantuomo che transitasse per la via
e a cui farebbe credere, ridendo, che gli era caduto
il cappello dal ponte. Freddo gli sembrava
assai, ma sopportabile a chi non temeva il freddo
della morte.... Così, nell’attesa, si mise a
pensare a cose che lo distraessero. Le altre
sere a quell’ora, se non aveva teatro, giocava
a biliardo col marito di.... «Non pensiamoci!»
(Non voleva pensare a donne, per non intenerirsi)....
Ma quel marito, via!, non giocava mica
male; anzi, da competitore formidabile.... E il
delegato Rosta?... Un bravo amico, questo; sincero,
sebbene questurino; giocatore mediocre a
suo confronto, eppure vincitore in una classica
partita.... Che meraviglia! Era stato al tempo
delle prove.... Oh le sudate prove della Sposa!...;
con quei violini che non andavano; con quella
cornetta.... Benvoluto da tutti, però; rispettato;