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una “scampanata„ | 203 |
Allora, quantunque compiangesse lui, la Faziòla sospirò per sè.
— Meglio non aver nessuno, che aver dei cani, per modo di dire, che vi porterebbero via il boccone di bocca, se potessero.
— Non vi trattan bene in casa?
Essa volle attenuare.
— Capirete anche voi: le annate vanno scarse e uno di più in famiglia, aggreva.
— Ma voi lavorate.
— Questo è vero. C’è la tela da fare? Tocca a me. C’è da rappezzare la roba? Tocca a me; la sera o la mattina. Al dì, o si va alla foglia, o all’erba con le ragazze; o s’aiuta la reggitora. In ozio non ci sto; quest’è vero.
Era disgraziata anche lei, la parte sua, povera Faziòla!
Quindi Fulgenzio riprese:
— Avete fatto male a non maritarvi un’altra volta, quando eravate a tempo.
— Le vedove che non han quattrini si lascian dove sono; lo sapete pure. Piuttosto voi, Fulgenzio, perchè non avete preso moglie?
Entrambi s’erano già dimenticati d’aver riconosciuto un vantaggio in lui il non aver famiglia da mantenere; e lui tornò a sorridere.
— Chi volete che mi prendesse?
Infatti da giovane era anche più brutto e più magro, sembrava più zoppo; sembrava tirasse l’anima coi denti.
— Una ragazza non dico — la Faziòla rispo-