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198 la fortuna di un uomo

tava di trovarla, al ritorno, impazzita del tutto, oppure asfissiata.

Un Calvario! E non era più possibile tirare avanti un pezzo così. E solo un colpo di fortuna poteva ridar la pace a Gaspare Bicci.

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 . . . . .

Verso le cinque pomeridiane egli saliva le scale di casa sua, superando ogni gradino con lo sforzo di chi ascenda al patibolo.... Quand’ecco, era appena davanti all’uscio, che l’uscio si spalancò alla disperazione della cuoca.

— La signora.... non c’è più!

Morta?

— Dov’è andata? — chiese lui, livido e anelante.

— Dove sarà andata? — chiese, per risposta, la donna.

Nell’angoscia Gaspare rispondeva a sè stesso: «Ad annegarsi. È finita! Ma che guaio!»

— Di’, parla! A che ora?...

— Dopo colazione, è uscita con la valigetta.

Ad annegarsi con la valigetta?

— E non ti ha detto nulla?

— Sissignore; che c’è una lettera per lei, su lo scrittoio.

— Ah! Meno male!

Si precipitò nello studio. Lesse: