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il suicidio del maestro bonarca 7

mare il maestro, che, essendo morto annegato, non potrebbe assistere alla rappresentazione!

D’improvviso Bonarca si chiese: «Se aspettassi?...» Un’idea gli balenò nella tempesta dell’anima come suscitata da sentimenti opposti: un po’ di pietà, che finalmente aveva di sè stesso, e il coraggio ch’egli era convinto di poter spingere fino all’audacia. «Se aspettassi.... a vedere cosa i giornali diranno, domattina, della mia morte?» Certo, dopo morirebbe più volentieri; sia che i giudizi postumi gli confermassero meriti e compianto, sia che la pubblica giustizia, fatta libera dalla morte, lo condannasse senza pietà. Ma non era un’idea da matto? Per riflettere si strinse il capo tra le palme. E un birocciaio che transitava, lo vide; e una vecchia, la quale passava con un cesto al braccio, si volse indietro a riguardarlo. Egli si rivolse tranquillo e fiero; giacchè la sua idea non sarebbe da matto quando riuscisse a sfuggire a ogni altro sguardo fino all’ora dei giornali, e a provvedersi dei giornali. Non esitò più. Dopo tutto, ai condannati a morte è lecito soddisfare, qual si sia, l’ultima voglia!

Ed essendo impossibile che qualcuno non passasse di là, non vedesse il paletot, non leggesse la lettera e non la portasse in questura prima della notte, egli si tolse il paletot e lo pose sul parapetto del ponte; gettò il cappello alla corrente livida, e quasi a scorgere, così travolta, la sua testa o quella d’un fedele amico, ne di-