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la fortuna di un uomo | 183 |
— È il primo che quel cane non tratta da cane.
Se non che anche di così innocente fortuna, dovuta in gran parte a una virtù o memoria famigliare, Gaspare ebbe a dolersi presto: alle quattro; allorchè tornò l’ingegner capo.
Il quale, esaminata l’opera di lui, disse: — Benone! — ; disapprovò l’opera degli altri due; poi, appena costoro furono usciti, ordinò a Gaspare:
— Lei oggi verrà a desinare da me.
— Impossibile!
A quella decisa risposta sparì dal viso di Tredòzi ogni impronta di umanità.
— Tenga a mente che per me non c’è nulla d’impossibile, mai!
— Ma...; ecco....
— Che cosa.... ecco?
— Io sono fidanzato....
— Benone! No! malissimo!
— ....e per stasera ho promesso....
— Meglio! Cominci dal mancar lei alle promesse; l’avvezzi per tempo, la sposa. Crede che sua moglie un giorno manterrà tutte le promesse che le fa ora?
Fu inutile resistere.
Ma se quell’uomo, ch’egli aveva rispettato e compianto troppo tardi, fingeva, lo traeva in un’insidia?
— Senza complimenti, s’intende — disse quell’uomo — perchè io sono alla buona: leale, sincero, schietto come suo zio e come sarà lei.