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182 la fortuna di un uomo


— Lei è il signor Bizzi?

— Nossignore: Bicci.

— Uhm! Cominciamo male! — grugnì l’altro. Aggiunse: — Il decreto dice Bizzi. — Però, nell’atto dell’alzar gli occhi, dovè ammettere un errore nel decreto; giacchè fece una smorfia di meraviglia.

— Oh bella! Il nipote del signor Giorgio!

Misericordia! L’ingegner capo era....

Balbettò Gaspare:

— Sissignore, sono io — ; quantunque, a dir vero, fosse divenuto irriconoscibile a riconoscere colui: Tredòzi!

— Bene! Son contento! Suo zio era un bravomo.

— Cercherò....

— Benone! Venga di qua.

Lo condusse nella camera attigua, in cui altri due giovani scrivevano o disegnavano; e prese alcune carte.

— Oggi mi bisognerebbe questo, e questo.... Alle quattro vedremo che cosa avrà saputo farmi.

— Non son cose difficili. — disse Bicci.

— Benissimo! — E prima d’andarsene Tredòzi lo battè con la mano su la spalla:

— Gran bravomo suo zio!

Dopo un poco uno dei giovani colleghi si volse a Gaspare:

— Fortunato lei!

E il compagno: