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la fortuna di un uomo 177

anche la musica, che è il miglior conforto nelle disgrazie.

«Aspettiamo», si ripetè Gaspare. Infatti non tornò ad abitare a Bologna che al termine dell’ottobre.

Ah che battaglia, la prima visita! Dirle: — Mi condolgo — oppure: — Signorina, le mie condoglianze — gli repugnava; non poteva. Egli salutò e tacque, senza sospirare; Erminia tacque, volgendo gli occhi a terra; la signora Squiti sospirò e taceva. Finalmente — poichè il silenzio si prolungava un po’ troppo — Bicci ebbe una espressione felice: — Povero giovane!

Allora la signorina scoppiò in singhiozzi e la signora intraprese l’elogio del morto. Annuiva Gaspare ad ogni lode, e gli costava così poco!; ma spesso gli occhi gli sfuggivano a guardar la dolente; e pensava: «O il dolore è per le donne, o le donne sono per il dolore: diventano più belle!»

Quella visita, insomma, fece bene a tutti e tre; di guisa che la Squiti, accompagnandolo sino alla porta, gli susurrò:

— Lei abita in casa nostra; lei è un amico di casa, e la sua compagnia ci sarà di sollievo. Se ne ricordi.

— Non dubiti, signora.

Gaspare non chiedeva di meglio. Non di rado però nelle seguenti visite quotidiane, non volendo mentire o mentir troppo, fu per smarrire la bussola. Poco giovava che la signora