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174 la fortuna di un uomo


IX.

Una corbelleria senza dubbio. Ma intanto che passava il tempo, la cotta permaneva. La passione del nipote diveniva una passione più grave, più affannosa forse che quella del povero zio! Perchè se Erminia fosse morta dopo avere amato lui, com’era accaduto allo zio, meno male! Erminia invece non lo amerebbe mai: Erminia amerebbe sempre quell’altro! E Gaspare era innamorato in modo che quando, in certi momenti, credeva d’esser guarito e si rallegrava tutto, ecco d’un tratto tornargli la parvenza cara e nemica, e con essa quella pena al cuore come di un male che, dopo un breve assopimento, rincrudisce; un’amarezza quale di torto ricevuto o di oltraggio patito; una intollerabile smania di rivedere in realtà l’amata donna; una rodente gelosia. Oramai egli non si diceva neppur più uno stupido, convinto sempre più che Erminia era per lui la donna unica; che lei, proprio lei aveva incontrato al passeggio nel giorno funesto; che altre bionde così belle o più belle ne potevano esistere, ma che egli non avrebbe potuto amarle; che, quasi quasi, l’amore è più forte del buonsenso. Essendo perciò impossibile la guarigione e assurda ogni speranza, Bicci aspet-