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168 | la fortuna di un uomo |
Nè (importa notarlo?) si ricordava più affatto della signora Silvia. Ah la virtù di ogni amor buono su ogni amore disonesto!
Mai, mai come la sera di quel giorno il giovano Bicci si studiò di rendersi elegante; ed entrò dagli Squiti con grandi palpiti e insieme con la disinvoltura d’un uomo uso al mondo. Ma il cavaliere, che scartabellava della musica, l’accolse solenne; in tono ufficiale lo presentò alla moglie, che faceva la calza. E chiamò ad alla voce:
— Erminia!
Ella dalla finestra (aperta: era di maggio) si fece innanzi, lentamente....
— La signorina Erminia Roccaforte — ....e voltosi a un giovane, che la seguiva (oh Cielo!), il cavaliere presentò: — L’avvocato Enrico Griboldi, suo promesso sposo.
— Tanto piacere.... — All’imbarazzo di Gaspare, la signorina Erminia sorrise a pena a pena.
— A noi! — esclamò lo Squiti in un’istantanea mutazione di gioia. — Badi che io odio la musica tedesca. Non è mai accaduto a lei, caro Bicci, di odiare una cosa bella?
— Ah sì! — rispose Gaspare, che ora odiava la signorina Erminia.
Il primo pezzo — del Faust — procedè a meraviglia, quantunque le mani di Bicci qua e là affrettassero come un cavallo che abbia amor proprio e cui rincresca restar addietro al com-