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164 | la fortuna di un uomo |
— Signorino, questa casa non è più per noi.
Forse anche lui aveva avuta la visione paurosa? O forse il buon uomo, consapevole della tresca, ne temeva lui pure le conseguenze?
Gaspare non interrogò; rispose:
— Hai ragione. Cercheremo un appartamento ammobigliato.
Lo trovarono lo stesso giorno; elegante; in una delle vie principali; a buon prezzo: in casa del cavalier Squiti.
Quanto alla signora, essa ebbe una lettera, che Bicci le gettò nel balcone: «In casa e nel vicinato tutti sapevano, spettegolavano, malignavano, mormoravano, spiavano. Era inevitabile una tragedia se qualche voce perveniva all’orecchio di Tredòzi. Diveniva obbligo d’un gentiluomo, in tal caso, salvar la fama e la vita d’una signora, allontanandosi. Oltre a ciò, per faccende d’interessi, Gaspare chiedeva a Silvia una licenza di quindici giorni; trascorsi i quali e chetati sospetti e ciarle, riprenderebbero i loro colloqui nella casa in cui egli andava ad abitare, o altrove.»
Piacesse o no alla signora, questo era buon senso, questa era prudenza!