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160 | la fortuna di un uomo |
— Corpo di...! Son bagnato da capo a piedi, e tu mi lasci fuori al fresco!
— Non avevo sentito; soffro tanto, oggi!
— Si vede: sei gialla. Cos’hai?
— Vertigini.
— E io? Almeno almeno mi sarò presa una polmonite, causa tua! — Tossiva. — Maledetto il tempo, il ponte, la Provincia, il Governo! Auf...! — Sbuffava. — Presto! una camicia; un paio di mutande.... Alle dieci debbo essere in prefettura! — Gridava. — Camicia! Mutande!
E quindi la voce fioca:
— Ecco la camicia; ecco le mutande.
Due tonfi: di scarpe che cadevano sull’impiantito.
— Presto: le altre scarpe! l’abito nero! il cappello sodo!
E Silvia, dopo un poco; dopo un’eternità per Bicci, là dentro:
— Ecco le scarpe; ecco il cappello.
— L’abito!
— Lo cerco.
— Dove lo cerchi? nel comò? È nell’armadio!
— Credo d’averlo messo io nel comò, l’altro ieri.
— Spicciati!
Ma:
— Non c’è.
Allora il marito cadenzando la parola con ira:
— È nell’armadiooo!