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158 la fortuna di un uomo


— Non so; non gliene ho mai data occasione. Ma so che non mi stima e io voglio che mi stimi a suo dispetto.

Onesta per dispetto!

— E tu — chiedeva lei — mi stimi?

Meno dell’altro; sebbene sentisse il dovere di rispondere: — Sì.

— Io tradisco un uomo — mormorava lei.

E lui:

— E io non t’aiuto forse a tradirlo? — Ciò che significava chiaramente: «dimandami se io stimo me stesso, e ti dirò la verità anche per te».

Ora, questa donna che pretendeva stima fin dall’amante, lontano che fu il marito volle a ogni costo informare il mondo che aveva un amante lei pure. Non solo lo traeva a gite in campagna, all’uso (secondo i romanzi) di Parigi: l’obbligava ad accompagnarla nei luoghi cittadini più frequenti; ivi gli dava del tu non a bassa voce o a voce troppo bassa; ivi pareva cercare le amiche perchè la vedessero. Inutilmente Gaspare l’ammoniva: — Giudizio! Qualcuno ne parlerà a tuo marito; qualche voce gli arriverà all’orecchio. — Silvia scrollava le spalle: — Ti amo! Alla peggio, mi ammazzerà, o io fuggirò con te. — Due cose da mettere i brividi solo a pensarle; e nè l’una nè l’altra sembrava la peggiore di tutte: la peggiore, la più probabile, era per Gaspare una terza: una revolverata a lui, Gaspare!