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la fortuna di un uomo 153


— Buona notte, signor Bicci.

Perchè mai una donna così gentile e così bella (non per la prima volta quella sera Gaspare l’aveva trovata bella) era caduta nelle mani di un ingegnere così brutto e così villano come quel Tredòzi?

Le cose che non piacciono, o che dispiacciono, sembrano anormali ed enormi anche quando sono le più naturali del mondo; e questa interrogazione, sebbene egli cercasse di rispondervi ragionevolmente, ricorse al pensiero di Gaspare anche nei giorni di poi, quando rivedeva la signora Silvia. Perchè mai una donnina tanto graziosa apparteneva a un ingegner Tredòzi?

E per pietà di lei, dopo il colloquio su le scale, Gaspare volle rivedere la signora; e si vedevano spesso. Ella dal balcone, a cui si affacciava, e lui dalla finestra della sua camera, potevano anche parlarsi.

Cominciarono infatti con i «buon giorno» e i «come sta?» e con quelle parole che non giovano se non a confermare simpatia tra persone che hanno poca consuetudine di trovarsi insieme: considerazioni del tempo; accenni a qualcuno o a qualche cosa nella strada. Finchè essa ebbe un favore da chiedere al signor Bicci: un libro, perchè si annoiava.

Gaspare le portò sei romanzi. Conoscendone già cinque, lei ne ritenne uno solo; grata, nondimeno, e ancor più gentile e amabile. E nel