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146 | la fortuna di un uomo |
come Gaspare, col capo fra le mani, non dava segno di muoversi, nè poteva credersi pregasse ancora o meditasse, Luigi gli si accostò.
— Signorino!... Vuol morire anche lei? Coraggio! Vada a prendere un po’ d’aria. Adesso qui....
Alla mente di Gaspare corse la visione delle tristi cose alle quali la morte obbliga i superstiti; nè tardò a pensare, con gratitudine, che l’incarico di quelle cose sarebbe stato suo quando nel servo non avesse avuto allora e sempre il migliore amico.
Frattanto Luigi lo spingeva fuori della camera; e lasciatolo nell’altra, poco dopo vi rientrava con una tazza.
— A lei! Una goccia di brodo....
Gaspare consentì senza voglia. E domandò:
— Ti par proprio che sia morto volentieri?
— Sì; anzi, se non fosse perchè non lo vedremo più....
Gaspare alzò gli occhi al ritratto che pendeva alla parete.
— Per vederlo — Luigi si corresse, — pazienza: c’è il ritratto. Ma non sentir più la sua voce.... Quella voce, mai più!...
Gaspare corse a rivedere il morto; Luigi, dietro a lui.
Così:... morto. E l’anima?