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136 | la fortuna di un uomo |
— Quasi quasi non te lo augurerei, di vivere — disse il signor Bicci. Poscia tentò una nuova via: — Morte, che sei tu mai? Ciro Menotti, caro Luigi, recitava il sonetto del Monti nell’andare alla forca.
— Ma io non recito niente, perchè io non vado alla forca: sto qui: non muoio!
— Forse. Quando però non si riuscisse a salvarti, non dubitare che io, di ritorno a Bologna, porterò i tuoi saluti e dirò le tue ultime volontà ai tuoi fratelli.
A questo punto Luigi si drizzò a mezzo del letto.
— Perdio, vuol capirla sì o no? Non muoio! non muoio! non muoio! Se non lo so io, chi l’ha da sapere?
— E tu vivi! — gridò non meno forte lo zio Giorgio, perdendo la pazienza. — Ma la tua vita, bada, sarà legata per sempre alla mia, che non importava t’incomodassi a difendere! Chi sta bene al mondo ha l’obbligo sacrosanto di tener compagnia a chi ci sta male. Hai capito?