Pagina:Albertazzi - Novelle umoristiche.djvu/147

La fortuna di un uomo.


I.

Lo zio Giorgio Bicci era noto a Bologna quale curioso tipo di patriotta, di filantropo, di pensatore profondo e di parlatore arguto. Se fosse stato uno scrittore, gli eruditi l’avrebbero forse assomigliato a qualche filosofo umorista moderno e accusato di plagio, quantunque egli non leggesse che i classici latini e i giornali quotidiani. Scapolo e scettico, come in molte cose, intorno alle donne, viveva d’amore e d’accordo con soli il servo Luigi e il nipote Gaspare. Ma questi, al contrario dei più, non poteva credere che lo zio non avesse mai amato alcuna donna.

Essendo ancora ragazzo, una sera tardi, dalla sua camera Gaspare aveva udito una voce angosciosa esclamare sommessamente: