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efficacia d'una giarrettiera 125

Se no: — Chiamatemi il sagrestano per la partita (a carte o a bocce)! Presto! —

«Gli propongo una partita a briscola?» si chiese, quella sera, don Giuseppe guardando padre Ignazio e riprendendo la bottiglia.

— Padre Ignazio, un altro gocciolo?

— Solo un gocciolo — disse il gesuita; il quale avanzò il bicchiere con la mano aperta; senza badarvi lo ritrasse pieno, e sorseggiò meditabondo. A che pensasse, non diceva; certo, non a cose per distrarsi dalle quali fosse opportuna una partita a carte.

Che amico! che faccia!: smorta, magra, arcigna. Ma un predicatore, ve’, di prima forza; da metter terrore dell’inferno nel più accanito liberale. Onde a ragione don Giuseppe, che per essere un buon prete, gaio, grasso tecchio, abbonito e domesticato da vent’anni di cura, non riusciva a impaurire parrocchiani e parrocchiane, l’invitava a predicare lassù e a metter cervelli e coscienze a posto.

— Gran bella predica, padre Ignazio! Ce n’era bisogno! Perchè è proprio quel peccato il peccato in cui i miei fedeli pericolano di più.

— Non si assolvono. — Appena questo disse padre Ignazio, sempre con l’occhio alle sue idee e col mento alla palma sinistra, il gomito su la tavola.

Allora don Giuseppe sospirò; pensò che colui non era un amico meritevole di confidenza nè utile in ogni circostanza, e che gli sarebbe stato