Questa pagina è stata trascritta, formattata e riletta. |
106 | il cappello del marito |
perdonato di tutti i suoi difetti, i quali non erano nè piccoli nè pochi. Gli mancava un palmo di statura ad essere un bel giovane; era, in viso, troppo roseo e sollevando il baffo superiore ostentava un po’ troppo i nitidi denti; affrettava gl’inchini d’un attimo più del necessario; vestiva con eleganza ligia alla moda, senz’alcuna di quelle anticipazioni o di quei ritardi o di quelle sprezzature che rivelano l’artista nel lion; esasperava camminando il peso del corpo su le gambe, di guisa che, a differenza degli altri, che parevano quasi montanari, pareva un montanaro del tutto; e affermando diceva sempre:
— Sì sì.
— È simpatico Sìsì — ammettevano concordi le signore; nè mancò qualche lettrice di Bourget la quale osservasse com’egli, ne’ suoi discorsi e ne’ suoi modi, aveva qualche cosa d’insolito, d’ignoto, per cui a volte acquistava una caratteristica spirituale quasi esotica.
Che cosa fosse quella cosa sconosciuta e nuova Giulio Sìsì non l’avrebbe saputa indovinare; forse era un fondo della rettitudine paterna, che gli restava dalla prima educazione. O forse era l’abilità con cui diceva le bugie. Essendosi accorto che la bugia è l’arma delle donne d’ogni ceto, egli disarmava le signore aristocratiche con invenzioni più verosimili e opportune di quelle che usavano gli altri per vincerle od esse per resistere, e in tal modo divenne presto un cor-