Pagina:Albertazzi - Novelle umoristiche.djvu/107


dall'eldorado 93

grandissimi mali e qui, al contrario, molti mali sono cagione di grandissimi beni.

— Ma in nome di Dio! — esclamò l’amico non sapendo più quello che si dicesse. — Non siete fuggito di là anche per una sventura domestica?... Quale fu?

I vicini zittirono. La tela si alzava al terzo atto.

E, dolente, Edon mormorò:

— Ve la dirò dopo.... Ora lasciatemi godere.

V.

Sospirando come chi è tratto a ricordare la sua maggiore sventura, Edon cominciò:

— La compagna che io m’ero scelta nella vita, la donna che io amava, la donna che mi amava, era un angelo. Dal giorno del nostro connubio, quasi un anno vivemmo felici; d’una incredibile, divina felicità; quindi, a poco a poco, vivemmo meno bene, finchè la nostra esistenza divenne insopportabile.

Disse Polla, già dolente della sua richiesta inopportuna e dolorosa:

— Non andavate d’accordo...?

Edon gli volse lo sguardo di uno che tema d’essere canzonato.

— Andavamo troppo d’accordo!