Pagina:Albertazzi - Novelle umoristiche.djvu/102

88 dall'eldorado

state la musica e le lagrime. Imaginarsi poi i discorsi!

E quando la carrozza finalmente fece sosta e un oratore prese a parlare con tutte le forze, Edon si mise in ascolto: approvava anche lui, contentissimo, le più nobili frasi; quali: «il desiderio che l’integro, intemerato cittadino lascia di sè»; il «cavaliere senza macchia e senza paura»; il «benefattore e l’amico dei poveri»; il «patriotta ardente».... «Addio, amico! Che la terra ti sia leggera!»

Finito ch’ebbe il primo, fra un mormorio di assenso unanime, un secondo oratore prendeva la parola. Ma adesso Edon tirò la manica di Polla accennando l’oratore già vuoto che consegnava un foglietto a un giovane salutante a destra e a sinistra.

— Chi è? Perchè? — Edon chiedeva.

Polla rispose:

— È un giornalista; gli ha dato il sunto del discorso.

— Dunque — esclamò Edon — la gloria dei morti giova da voi anche alla gloria dei vivi? — E sospirava; pareva dire: «Proverò io mai il conforto di rammentare al pubblico la virtù d’un amico estinto? Morirete prima voi, Polla?»

Tutti adesso chiacchieravano, perchè il secondo elogio era noioso; mentre Polla, sempre più a disagio, cercava togliere all’amico illusioni inutili: che a lodare un morto non era ne-