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76 | il diavolo nell'ampolla |
veniva fin troppo greve. A quando a quando un murmure fra il canneto.
D’improvviso l’amata chiese a bassa voce:
— Hai sentito?
Si rivolse a rimuover le fronde e gli esili fusti più prossimi; volle ch’egli avanzasse la barca a quella parte, per veder meglio nel folto.
— Là! — dissero a una voce.
A limite dell’acqua, poggiato sui giunchi che il peso piegava, era un nido di folaghe. Avanzando ancora la barca, ecco balzar dal nido nell’acqua, con un doloroso richiamo, la folaga spaurita; e si levò a svolazzare su l’acqua intorno chiamando disperatamente il compagno.
Più nero, con un cóvv minaccioso, il maschio giunse, dalla macchia; cadde di volo, lì appresso; ma a scorgere il pericolo enorme si mise a correre per terra, con tal fretta e con tanta smania di fughe e ritorni che pareva impazzito.
— Povere creature! — disse la signora.
Nè volle affliggerle a lungo. Anzi, poi ch’ebbe visto da vicino il nido mirabilmente contesto di cannucce e ciperacee e steli:
— Andiamo via. — pregava. Una strana ripugnanza la trattenne dall’osservare dentro il nido.