Pagina:Albertazzi - Il diavolo nell'ampolla, 1918.djvu/76

68 il diavolo nell'ampolla


ciale, giovine; bel giovine! Moriva, e lo lasciarono lì, vicino al camion. Tanto, non c’era più niente da fare. Portarono via prima tutti gli altri; e si allontanò anche il mio compagno. Non avevamo mangiato dalla mattina, e andò all’infermeria a cercar del pane. Io, rimasto solo, stendevo una coperta da campo su quel disgraziato; quando riaprì gli occhi, e mi guardò. Voleva dirmi qualche cosa. Capirlo! Io capii che cercava di spiegarsi in italiano, ma lo spasimo delle ferite e la morte che arrivava gl’inbrogliavano la memoria.

L’Ida tacque ansiosa.

Finalmente si toccò con la mano destra il petto e con uno sforzo riuscì a dire: — Qui,... moneta, vostra. Carte, no. Fuoco, prego.

— Voleva che tu le bruciassi.

— Ah come disse “prego„! Preghiera di moribondo, pensai io. Gli apersi la giubba, tolsi il portafogli. E, nell’atto, il sangue mi si gelò nelle vene. Se qualcuno mi vedeva? Potevano vedermi i soldati che tornassero per portar via anche lui; o il mio compagno; o qualche altro camion di passaggio. Ladro! Sarei parso un ladro! E non era ancora morto!

— Che momento! — esclamò l’Ida.

— Mi sentivo cento occhi addosso; ma una idea mi rincorò; cavai le carte; lasciai i de-