Questa pagina è stata trascritta, formattata e riletta. |
66 | il diavolo nell'ampolla |
E lui, quel ragazzone di ventiquattro anni, che aveva una infantile dolcezza negli occhi chiari e aveva nel viso la serenità di un animo saldo e di una mente padrona di sè, lui non solo non dava segno di aver dubitato o di dubitare, ma dimostrava, a vederlo, che vicino a lei, nulla, nessuno al mondo avrebbe potuto turbarne la fiducia e l’amore. Nè lui nè lei dimenticavano intanto che la felicità era breve; che sarebbero di nuovo divisi, e sentivano che a soffrir meno dopo il nuovo distacco avrebbero dovuto fermare per sempre, nella memoria, quegli istanti gioiti. Come? Con una prova d’amore indissolubile, superiore a ogni lontananza, a ogni timore, a ogni evento; superiore a quella stessa felicità che il cuore palpitando e la mano stringendo la mano promettevano nell’avvenire.
— Ho da farti una confidenza — Giulio disse a un tratto.
— Anch’io.
— Prima io! Sai che trasporto non solo munizioni e materiali, ma feriti e morti?
— Non me l’hai mai scritto.
— Certe cose a voi donne è meglio non dirvele; ci piangete sopra o le esagerate.
— L’Adriana, sì, e l’Olga! — esclamò la ragazza — ; a me fan rabbia per questo!