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La forfecchia | 53 |
fine, non per cattiveria; e quando non ubbidivano, perdonava. E ringraziava Dio e la Madonna, mattina e sera, di conservarlo al mondo pur inchiodato a letto e nella scranna. Perchè dunque, perchè castigarlo in una maniera così barbara, in una creatura innocente, che era la sua consolazione, il cuor del suo cuore? Impazzire; morire!
Dio santo! no!
Il vecchione ebbe una scossa di tutti i nervi; tutta la vitalità che gli restava insorse afferrata dalla volontà indomita, e lo sospinse a un impeto prodigioso, a una possanza furibonda, a un miracolo. Fermò le mani sui bracciuoli, si alzò. Si alzò, si resse. In piedi: diritto: gigante; col baleno, col delirio, con l’animoso spavento del miracolo. Credette di poter muoversi da sè, di poter camminare, di poter correre a cercar qualcuno, solo che non avesse impedito il passo.
La bambina gli impediva d’andare. E trasmettendo nella voce la ricuperata energia e il prodigio, egli urlò: — Aiuto! aiuto! — ; e fu come se la casa bruciasse, o come lo assassinassero.
Non si muoveva perchè dubitava che la bambina, lì, a terra, fosse svenuta o morente. Per questo non si muoveva. Ma quando la udì ri-