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164 | il diavolo nell'ampolla |
....Ed era stata per Raimondo una notte quasi insonne, sebbene senza sospetti di nessuna sorta.
S’alzò all’alba; spalancò la finestra.
E si rimise, così vestito, sul letto. Nella quiete ancora notturna pesava l’aspettazione del giorno canicolare. Poi i suoni vi furono come gettati dentro da lungi ed estesi da onde che vibrassero basse e dense, quasi staccate dall’aria che le recava. Rari abbaiamenti e gallicini fiochi. Nè questi suoni rompevano l’immenso silenzio; e lo dilatavano, infinito, lo spesso zittìo delle locuste e il fondo e grasso gracidare dei rospi.
Solo una voce umana avrebbe rotto il silenzio immenso, avrebbe ridestata la vita; ma non si udiva una voce d’uomo. E guardando di là, da sedere sul letto, agli alberi che nereggiavano lungo il clivo, Raimondo pensava agli uomini, e gli parevano creature poco dissimili da quelli: la superiore anima degli uni non era radicata alla terra come la vitalità degli altri? Il pensiero non era forse vincolato alla materia bruta? O forse Adriana, nella sua ignoranza, scorgeva il vero? Unica realtà capace di idealità e spiritualità, unica illusione