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La stella Sirio | 155 |
non che gli avvenimenti della cronaca cittadina, i dibattiti del Consiglio comunale a Castelronco, gli interessi dei nostri amici o nemici, i casi e i beni e i mali delle nostre rispettabilissime persone, non possano avere una grande importanza nell’universo; non debbano avere nemmeno per noi l’importanza che crediamo noi.
Così Raimondo Graldi risolveva ogni questione, commentava ogni fatto, s’alleviava di ogni noia.
Ma non perciò era egoista e apate. Non era felice. Infermiccio sin da ragazzo, aveva trovata e protratta negli studi la sua illusione; e s’era consolato con la superiorità intellettuale che l’agiatezza gli consentiva di esercitare, in città e in villa a Castelronco, su un contorno di conoscenti e d’amici. E per un pezzo non si era accorto come in quella deferenza che gli dimostravano sottentrasse un sentimento di compassione, e doveva a Adriana — moglie di Alfonso da quattro anni — se aprendo gli occhi nella realtà del suo dominio egli aveva cominciato a disgustarsene. Non però un’intenzione maligna induceva Adriana ad essere sempre ironica con lui. La frivolezza e la mondanità (del mondo, naturalmente, fuori di Castelronco) sembravano accrescerle grazia, e la sua