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132 | il diavolo nell'ampolla |
E un giorno venne al palazzo Agabiti un tenente di cavalleria, il quale disse di dover parlare al conte prima di ripartire per Tripoli. Si presentò l’Amelia; lo stato dello zio non permetteva nessun colloquio.
Ma l’ufficiale insistè. Se il malato non aveva perduto del tutto la conoscenza egli, per incarico di Celso Dondelli, caduto in battaglia presso a lui, aveva da consegnargli una cosa attesa e cara.
La signorina raccomandò, pregò:
— Non gli dica che è morto. Tanto....
Poi lo introdusse. La Cleofe dietro alla poltrona sorreggeva il debole capo.
— Guarda, zio, — disse l’Amelia.
Un breve silenzio. Finchè lo zio sorrise, quasi ridesto dall’erroneo riconoscimento.
— Ah! Sei tu?... Il chiodo?
— Eccolo — disse l’ufficiale, mentre la signorina susurrava:
— Lasciamolo nella sua illusione!
Il vecchio chiamò: — Amelia!
— Son qui, zio.
— Celso!
L’ufficiale ne comprese, dalle mosse più che