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118 | il diavolo nell'ampolla |
L’ebbe! Al sopravvenire di lui, l’allievo pittore, un giorno, ritirò in fretta dalla tavola, e tentò nascondere, il foglio su cui stava sgorbiando.
— Un artista modesto? — esclamò il filosofo — : un artista eccezionale! — Chiese il foglio, guardò.... Ahimè! Che naso! E quel naso, e due occhi strabuzzati, e una barba prolissa significavano un’intenzione di caricatura nell’effigie proprio di lui, del conte.
Ma pur alle caricature non bastano le intenzioni; e il conte giudicò l’opera dal lato serio.
— Ti ringrazio — disse — perchè dimostri di avermi sempre in mente; ma la pittura non è per te.
— Neanche la scultura — fe’ mestamente Celso — ; neanche l’architettura.
— Neanche la musica — aggiunse il conte scuotendo il capo.
Quando infatti il ragazzo fischiettava le canzonette alla moda, stonava come stonerebbe un cane, se i cani, oltre che abbaiare e cantare, fischiettassero. E poichè non si balla senza orecchio, le arti restavano escluse tutte quante!
— Torniamo alle scienze — il filosofo ripetè a sè stesso, fiducioso. — Il campo è vasto; il caso rivelatore aiuterà!