Pagina:Albertazzi - Il diavolo nell'ampolla, 1918.djvu/120

112 il diavolo nell'ampolla


l’aspettava una bella fortuna. Il conte gli propose di stipendiargli un garzone più abile di Celso e di assumere Celso al suo servizio.

— Ho bisogno di un giovine che aiuti la vecchia Cleofe nelle faccende di casa; ho bisogno di uno che aiuti me nelle mie faccende: contabile, segretario, bibliotecario, ecc.

— Misericordia! — esclamò Dondola in un impeto di lealtà. — Ma cosa vuol cavarci da mio figlio? Non ha voglia di far niente! È la mia disperazione!

— È la mia speranza! — ribattè il conte Mauro con solennità profetica.

III.

I libri dovevano prestar lo strumento più sicuro per l’assaggio intellettuale. Due o tre ore al giorno furono dedicate alla lettura e allo studio nella domestica biblioteca. E mentre uno ritornava ai filosofi primitivi, che amava di più, l’altro pareva immergersi tutto nei volumi dei novellieri, dei poeti e degli storici.

Ore deliziose! Beati pomeriggi! Maestro e discepolo s’addormentavano a un tempo. Ma se si svegliava prima Celso, con una pagliuzza solleticava il naso del conte; questi agitava la mano