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Né fatica o timor la smuova in alto.
Poi del vario vestir, quello è più in pregio
Tra i miglior cavalier, che più risembra
Alla nuova castagna allor che saglie
725Dall’albergo spinoso, e ’n terra cade,
Agli alpestri animai matura preda;
Purché tutte le chiome, e ’l piede in basso
Al più fosco color più sieno appresso.
Poi levi alte le gambe, e ’l passo snodi,
730Vago, snello e leggier: la testa alquanto
Dal drittissimo collo in arco pieghi,
E sia ferma ad ognor; ma l’occhio e ’l guardo
Sempre lieto e leggiadro intorno giri;
E rimordendo il fren di spuma imbianchi.
735Al fuggir, al tornar sinistro e destro,
Come quasi il pensier sia pronto e leve:
Poscia al fero sonar di trombe e d’arme
Si svegli e ’nnalzi, e non ritrove posa,
Ma con mille segnai s’acconci a guerra.
740Nol ritenga nel corso o fosso o varco
Contro al voler giammai del suo signore:
Non gli dia tema, ove il bisogno sproni,
Minaccioso il torrente, o fiume o stagno;
Non colla rabbia sua Nettuno istesso:
745Nol spaventi romor presso o lontano
D’improvviso cader di tronco o pietra;
Non quello orrendo tuon che s’assimiglia