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A cui, stando lontan dall’altre genti,
La giustissima terra il cibo apporta,
E sicuro il suo ben si gode in seno!
940Se ricca compagnia non hai d’intorno
Di gemme e d’ostro, né le case ornate
Di legni peregrin, di statue e d’oro,
Né le muraglie tue coperte e tinte
Di pregiati color, di vesti aurate,
945Opre chiare e sottil di Perso e d’Indo;
Se il letto genital di regie spoglie,
E di sì bel lavor non aggia il fregio,
Da far tutta arrestar la gente ignara;
Se non spegni la sete, e toi la fame
950Con vasi antichi in cui dubbioso sembri
Tra bellezza e valor chi vada innante;
Se le soglie non hai dentro e di fuore
Di chi parte e chi vien calcate e cinte,
Né mille vani onor ti scorgi intorno;
955Sicuro almen nel poverello albergo
Che di legni vicin del natio bosco,
E di semplici pietre ivi entro accolte,
T’hai di tua propria man fondato e strutto,
Colla famiglia pia t’adagi e dormi.
960Tu non temi d’altrui forza né inganni,
Se non del lupo; e la tua guardia è il cane,
Il cui fedel amor non cede a prezzo.
Qualor ti svegli all’apparir dell’alba,