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Tosto che appar l’aurora, mentre ancora
La notturna rugiada l’erbe imperla.
Poiché ’l sol monta, ai più gelati rivi
Dia lor ristoro; e ’n qualche chiusa valle,
860O sotto ombra ventosa d’elce o d’olmo
Le tenga a ruminar: poi verso il vespro
Le rivolga a trovare i colli e i fiumi.
Chi tien cara la lana, le sue gregge
Meni lontan dagli spinosi dumi,
865E da lappole e roghi, e da le valli
Che troppo liete sian: le madri elegga
Di delicato vel candide e molli;
E ben guardi al monton; che bench’ei mostri
Tutto nevoso fuor, se l’aspra lingua
870Sia di fosco color, di negro manto
O di macchiato pel produce i figli.
Chi cerca il latte, ove fiorisca il timo,
Ove verdegge il citiso, ove abbonde
D’alcun salso sapor erba odorata,
875Dia loro il pasco: ché da questi viene
Maggior la sete; e grazioso e vago,
D’un insolito sal dà gusto al latte.
Quel ch’al nascer del dì si munge, al vespro
Prema il saggio pastor: quel della sera,
880Quando poi surge il sol, formaggio renda.
Non si lassi talor dentro all’albergo
Dell’innocenti gregge arder intorno