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Il giocondo susin, l’aspro reale
Nespol nodoso, il tardo pero e ’l melo,
L’almo ciriegio che da lunge mostra
I fiammeggianti frutti, e ride al cielo;
Il suo minor fratel, cornio silvestre,
645Sdegnoso in sé, che dispregiar si vede
La schernita famiglia accanto a quello;
E lo spinoso e vil, dal vulgo offeso
Giuggiol negletto, che salubre forse
Più che grato sapor nel frutto porta;
650Questi il gelato ciel con meno oltraggio
Soffrir ben ponno, e sostenersi in vita
Carchi di neve ancor le chiome e ’l volto.
Dunque trove il cultor tra i campi suoi
Qual sia la piaggia che più scalde il sole
655Poich’a mezzo cammin del giorno arriva:
E done ivi a ciascun bramato seggio,
Di quei che son della sua vista amici.
Poi l’altra parte che più l’orsa vede
Come giri assetata intorno al polo,
660Caro albergo sarà di quegli a cui
Vie più dolce ch’il sol vien l’aura e l’ombra:
Ma sappia pur, che da tal parte nasce
Men soave il sapor, più forte il tronco.
L’altre due parti che risguarda Apollo
665Quando poggia dal mar, quando discende;
Perché tepide son con meno offesa