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Le somme cime più novelle e verdi
560Del miglior frutto, e risecando il ramo
D’un altro per sé allor aspro e selvaggio,
Ma giovine e robusto, o ’l tronco istesso,
Adatta in modo le due scorze insieme,
Che l’uno e l’altro umor che d’essi saglia,
565Mischiando le virtù, faccia indivisi
Il sapor e l’odor, le frondi e i pomi.
Chi la gemma svegliendo, all’altra pianta
Fa simil piaga, e per soave impiastro
Ben congiunta ed egual l’inchiude in essa.
570Chi della scorza intera spoglia un ramo,
In guisa di pastor ch’al nuovo tempo
Faccia zampogne a risonar le valli;
E ne riveste un altro, in forma tale,
Che qual gonna nativa il cinga e copra.
575Molte altre son, ch’a narrar lungo f"ra:
Ché ’l conoscer dell’uom non si contenta
Di quel che gli altri san, ma d’ora in ora
Cerca nuovi sentieri; e più d’ogni altro
Il ben dotto cultore, il qual ritrova
580Cose spesso incredibili a chi ’l vede,
Non che a chi l’ode dir; e prova alfine,
Che l’arte alla natura è mastra e guida.
Ma quai modi s’adopre, o questi o quelli,
O de’ novelli ancor, sappia il villano,
585Che tutto fa chi le due membra insieme