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L’aspro e greve cotogno, il freddo melo,
Il tardo pero, e la vermiglia pruna.
L’arbor gentil che già sostenne in alto
535La morta Filli, il crudel noce opaco,
Il non vivace pesco, il grande e fero
Robustissimo pin, fra gli altri tutti
Ch’han l’alma in lor da più difese armata,
(Fuor d’ogni uso comun) sicuro e sano
540Veggion de’ semi suoi sovente il frutto:
Ché la natura istessa aperto face
Che la semenza sua doppia virtude
Aggia, e più d’altra; poiché tante scorze
Dure e spinose le ravvolse intorno.
545Ma che direm dell’ingegnoso inserto
Che in sì gran maraviglia al mondo mostra
Quel che val l’arte ch’a natura segua?
Questo, vedendo una bennata pianta
D’agresti abitator talvolta preda,
550Gli ancide e spegne; e di dolcezza ornata
Nuova e bella colonia in essa adduce:
Né si sdegna ella; ma guardando in giro,
Sì bella scorge l’adottiva prole,
Che i veri figli suoi posti in oblio,
555Lieta e piena d’amor gli altrui nodrisce.
L’arte e l’ingegno qui mille maniere
Maravigliosamente ha poste in pruova.
Quando è più dolce il ciel, chi prende in alto