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giusto guiderdon si resti ancisa;
L’invitto zappator l’arme riprenda,
E cavando il terren dentro e d’intorno,
Lo smuova, l’apra, e sottosopra il volga;
Guardando (ahi lassa lei!) che poco accorto
375Alla vite gentil non faccia piaga.
Dal robusto castagno e salcio acquoso,
Dalla nodosa quercia, e d’altri molti
Prenda i rami dappoi, che sian sostegno
Alle sue membra; ove al bisogno estremo,
380A tal uso miglior, la canna manche.
Poi la lenta ginestra in un gli accinga,
Sicché il fero aquilon, da Bacco odiato,
Non trionfi di lei; ma lieta un giorno
Le pampinose corna, i tralci e l’uve
385Sovra il sostenitor sicura avvolga.
Ma tutto si proveggia avanti molto
Che, gonfiando la buccia, ardita scorga
Già di fuori spuntar la gemma acuta:
Ch’allor più si convien che lunge stia
390Colui che l’ama il più, che serri intorno
E di sterpi e di pietre, e faccia in guisa,
Che non possa varcar chi crolli i rami.
Non però si convien che l’alma intenda
A Bacco tal, che a Giove, a Febo, a Palla,
395Non curando di lor, si faccia odioso:
Ma visitando vada ogni altra pianta