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IN TOSCANA. 321

     480Menzognero liquore unqua non bebbe,
     Nè sul Parnaso lusinghiero egli ebbe
     Serti profani all’onorata fronte:
     Altre strade egli corse; e un bel sentiero
     Rado, o non mai battuto, aprì vêr l’etra;
     485Solo ai numi e agli eroi nell’aurea cetra
     Offrir gli piacque il suo gran canto altero;
     E saria veramente un capitano,
     Se, tralasciando del suo Lesmo il vino,
     A trincar si mettesse il vin toscano:
     490Che tratto a forza dal possente odore,
     Post’in non cale i lodigiani armenti,
     Seco n’andrebbe in compagnia d’onore,
     Con le gote di mosto e tinte e piene,
     Il Pastor de Lemene;
     495Io dico lui, che, giovanetto, scrisse
     Nella scorza de’ faggi e degli allori
     Del paladino Macaron le risse,
     E di Narciso i forsennati amori;
     E le cose del ciel più sante e belle
     500Ora scrive a caratteri di stelle:
     Ma quando assidesi
     Sotto una rovere,
     Al suon del zufolo
     Cantando spippola
     505Egloghe, e celebra
     Il purpureo liquor del suo bel colle,