Alzar un giorno di delizie un trono: 130Allor vedrollo umilïato, e in dono
Offerirmi devoto
Di Posilippo e d’Ischia il nobil Greco;
E forse allor rappattumarmi seco
Non fia ch’io sdegni, e beveremo in tresca 135All’usanza tedesca;
E tra l’anfore vaste e l’inguistare
Sarà di nostre gare
Giudice illustre e spettator ben lieto
Il Marchese gentil dell’Oliveto. 140Ma frattanto qui sull’Arno
Io di Pescia il Burïano,
Il Trebbiano, il Colombano
Mi tracanno a piena mano:
Egli è il vero oro potabile, 145Che mandar suole in esilio
Ogni male inrimediabile;
Egli è d’Elena il nepente,
Che fa stare il mondo allegro,
Dai pensieri 150Foschi e neri
Sempre sciolto, e sempre esente.
Quindi avvien, che sempremai
Tra la sua filosofia
Lo teneva in compagnia 155Il buon vecchio Rucellai;