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IN TOSCANA. 307

     L’erudito Pignattelli;
     E se in Roma al volgo piace,
     Glielo lascio in santa pace.
     105E sebben Ciccio d’Andrea
     Con amabile fierezza,
     Con terribile dolcezza,
     Tra gran tuoni d’eloquenza,
     Nella propria mia presenza
     110Innalzare un dì volea
     Quel d’Aversa acido Asprino,
     Che non so s’è agresto, o vino;
     Egli a Napoli sel bea
     Del superbo Fasano in compagnia,
     115Che con lingua profana osò di dire
     Che del buon vino al par di me s’intende;
     Ed empio ormai bestemmiator pretende
     Delle tigri nisée sul carro aurato
     Gire in trïonfo al bel Sebeto intorno;
     120Ed a quei lauri, ond’àve il crine adorno,
     Anco intralciar la pampinosa vigna,
     Che lieta alligna in Posilippo e in Ischia;
     E più avanti s’inoltra, e infin s’arrischia
     Brandire il Tirso e minacciarmi altero:
     125Ma con esso azzuffarmi ora non chero;
     Perocchè lui dal mio furor preserva
     Febo e Minerva.
     Forse avverrà, che sul Sebeto io voglia