L’erudito Pignattelli;
E se in Roma al volgo piace,
Glielo lascio in santa pace. 105E sebben Ciccio d’Andrea
Con amabile fierezza,
Con terribile dolcezza,
Tra gran tuoni d’eloquenza,
Nella propria mia presenza 110Innalzare un dì volea
Quel d’Aversa acido Asprino,
Che non so s’è agresto, o vino;
Egli a Napoli sel bea
Del superbo Fasano in compagnia, 115Che con lingua profana osò di dire
Che del buon vino al par di me s’intende;
Ed empio ormai bestemmiator pretende
Delle tigri nisée sul carro aurato
Gire in trïonfo al bel Sebeto intorno; 120Ed a quei lauri, ond’àve il crine adorno,
Anco intralciar la pampinosa vigna,
Che lieta alligna in Posilippo e in Ischia;
E più avanti s’inoltra, e infin s’arrischia
Brandire il Tirso e minacciarmi altero: 125Ma con esso azzuffarmi ora non chero;
Perocchè lui dal mio furor preserva
Febo e Minerva.
Forse avverrà, che sul Sebeto io voglia