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à pochi uguali la nostra lingua. Ei volle ancora provarsi a scriver poemi di maggior mole, e pubblicò nel 1548 quello intitolato Girone il Cortese, tratto dal romanzo francese che à il medesimo titolo; e lasciò a Battista suo figlio l’Avarchide, ossia un altro poema sull’assedio di Bourges detta da alcuni in latino Avaricum; nella quale egli prese principalmente a imitare, e quasi a copiare l’Iliade. Ma benchè egli usasse di ogni possibile sforzo per serbare in questi poemi le più minute leggi ad essi prescritte, poco però fu in ciò felice, nè ad essi egli dee il nome di cui gode tra gli amatori della poesia italiana. Lo stesso dee dirsi di una Commedia intitolata La Flora, scritta in versi sdruccioli di sedici sillabe da lui ideati. Miglior sorte ebbe l’invenzione degli Epigrammi toscani, da lui prima d’ogni altro usati felicemente; ed ei fu imitato poscia da molti, e fra gli altri, da Girolamo Pensa di Cigliaro, cavalier di Malta, i cui Epigrammi furono stampati in Mondovì nel 1570. Di una Orazione, di alcune Lettere, e di altre Opere dell’Alamanni o perite o inedite o falsamente attribuitegli, veggansi le diligenti osservazioni del con.