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Il discreto villan poter d’altrui
Quell’imparar, che da sé stesso apprese
E ’l pastore e ’l nocchier tra i boschi e l’onde
130Qualor Delia vedrem contraria o giunta;
O che dal quarto albergo irata guarde
Quel Pianeta crudel che mangia i figli;
Piogge porta in april, nel luglio nebbia,
Gran pruine all’ottobre, e nevi al verno.
135Quando il padre riguarda, ovunque sia,
Rende in ogni stagion dolcezza e pace.
Scaccia il freddo e l’umor ch’al mondo truova,
Mirando Marte: e quando incontra o guarda
Ben vicino il fratel, turba ogni stato;
140L’onda, l’aria, il terren rimuove e cangia.
Colla ciprigna Dea, secondo i tempi,
Umor reca e calor; pur nebbia e nevi
L’autunno e ’l verno, ma soavi e piane;
Ché dal regno d’Amor non cade asprezza.
145Col divin Messaggier, maisempre quasi
Suole i giorni voltar ventosi e foschi.
Tutto quel che diciam, la vaga Luna
In men di trenta dì compie e rinnuova,
Trapassando in viaggio or questo or quello.
150Ma quelli altri maggior ch’han sopra il corso,
Non così spessi già, ma di più forza
Fanno effetti quaggiù, secondo il loco
Che si truovan tra lor, secondo il tempo