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Tutto quel che si cerca: e ciò n’avviene
Perché piacque a Colui che tutto muove.
Non dico io già, che se ’l buon tempo e l’opra
Perde l’occasïon che non si deggia
Pur invocando Dio, tirar alfine
105Quei che troppo indugiar gran danno f"ra.
E perch’il crudo giel, la pioggia e ’l vento
Che improvviso ci vien, può nuocer molto;
Qui il perfetto cultor la mente inchini
Al suo sommo Fattor, divoto, umìle
110Sacrifici porgendo, preghi e voti,
Che il nostro in lui sperar non caggia indarno;
Né ch’al nostro sudor sia tolto il pregio:
Poi fra le stelle in ciel riguardi, e ’mpari
Qual ci dà troppo umor, qual troppa sete;
115Chi ci muova Aquilon, chi ghiaccio apporte,
E con qual compagnia qual parte lustri;
Chi surga o scenda: e la natura e ’l nome,
Tutto aver si convien, né men che quelli
Ch’al tempestoso mar credon la vita,
120O che il rozzo guardian che ’n parte dorme,
Ove ha capanna il ciel, la terra letto.
Questi i primi già fur, cui lunga pruova
Mostrò il corso lassù coi vari effetti
Ch’or di sì gran dottrina empion le carte,
125Che dei primi inventor vergogna ha seco.
Non si sgomenti adunque, e certo speri